Siamo tutti pazzi?

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Ognuno (in base alla propria storia) ha il suo punto di vista e si crea una visione del mondo in cui vive, cioè cosa è vero, giusto e sbagliato secondo lui, una sua mappa del mondo, ma una mappa non è il mondo.
Ci sono miliardi di punti di vista differenti, tanti quante la persone viventi, tantissime realtà diverse tra loro, ma nessuno puo conoscere la verità assoluta.

Esistono però degli stereotipi di massa che seguono una cultura e una civiltà specifica.
Per una persona di civiltà occidentale può sembrare strano vedere un monaco buddista rifiutare le cose materiali, meditare tutto il giorno e vivere felice con l’essenziale: “è sicuramente un pazzo!”

Dall’altra parte il monaco vede l’occidentale triste perché lavora tutto il giorno per pagare le rate dell’auto che gli serve per andare a lavorare, o che si rovina la salute per risparmiare dei soldi che spenderà per tentare di recuperarla un domani, o peggio li conserva per goderseli in vecchiaia cioè quando non non avrà più le facoltà per goderseli, il monaco penserà: “questo è sicuramente pazzo”.

Siamo convinti che chi è pazzo è perché ha subito un trauma fisico o psicologico.
Chi non ha mai fatto una pazzia per amore o per un ideale?

Il “pazzo” è colui che fa o dice quello che per lui è vero ma diverso da cosa esige la comunità in cui vive, è chi esce dal mondo “reale” e se ne crea uno suo totalmente diverso dove vive e a volte si crea anche delle visioni paranoiche.
Ma qui dobbiamo fermarci un attimo e chiederci:  il nostro mondo che ci hanno proposto finora è reale?
Chi è “pazzo” non sa di esserlo, soprattutto se si conforma agli altri e pensa di essere normale, come ad esempio chi è nato in una comunità di cannibali o di nudisti a noi può sembrare piuttosto strano.

Anche chi non vuole esprimere le sue idee per paura di non essere accettato dalla massa non è forse un pazzo?

Non possiamo considerare pazzo chi ha vissuto una realtà diversa dalla nostra.
Come poteva capire quel soldato che non sapeva che la guerra fosse finita e continuava ad uccidere i nemici (come gli erastato ordinato); perché è stato arrestato di pluriomicidio quando sino a pochi giorni prima gli davano delle medaglie per uccidere delle persone?

In questi tempi pensare con la propria testa è considerato sintomo di follia, chi non si conforma ai modelli di pensiero, parola e azione, della maggioranza, chi è diverso dagli altri è pazzo.

Spesso capita che le migliori idee che hanno avuto successo sono le invenzioni di chi prima è stato considerato un “pazzo visionario”, il classico genio incapace di comunicare le proprie idee, come se parlasse una lingua a noi sconosciuta.

A mio parere esistono due tipi di persone: quelle che sanno di essere  pazze ma fingono di essere normali e quelle che invece sono solo convinte di essere normali.

L’Impegno.

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Hai mai notato che diamo poco valore alle cose che riusciamo a raggiungere facilmente, o a quelle che reputiamo scontate?

Invece diamo molto valore alle cose che desideriamo ma non possiamo avere, e quando riusciamo  con molta fatica ad ottenerle le trattiamo con molto riguardo.

Questo spiega perché certi bimbi poveri che non hanno niente sanno apprezzare ogni piccola cosa, e quelli che non possono avere un’istruzione fanno qualunque sacrificio per poter andare a scuola, dove di solito ottengono anche ottimi risultati.

Voglio raccontarti una storia.
C’era una volta un re molto ricco che possedeva due cani, il re amava molto i suoi cani e non faceva mai mancare niente a loro.

Abitavano in camere lussuose con la servitù e mangiavano la migliore carne del regno.
Nonostante ciò, i cani, troppo viziati, non erano mai contenti, così diventarono inappetenti e si ammalarono.
Il re cercò i migliori medici del regno, ma non ci fu nulla da fare.
Un giorno il re disperato chiese aiuto ad un contadino che possedeva dei cani come i suoi ma sani e forti.
Il contadino li fece portare a casa sua e ad insaputa del re li rinchiuse in una stalla e non gli diede cibo per tre giorni, il quarto giorno i cani saltavano dalla gioia per un tozzo di pane secco.
Dopo due settimane il contadino riportò i cani sani e forti dal re che rimase stupito da come avesse fatto a compiere quel miracolo.

Spesso ci accorgiamo dell’importanza di quello che abbiamo proprio quando la perdiamo.

Come possiamo dare valore alle cose che non ci piacciono?

Di solito è nelle cose che ci piacciono e ci danno soddisfazione che mettiamo impegno.
valore = impegno
Ma se l’equivalenza fosse inversamente proporzionale?
Impegno = valore
Cioè se proviamo a mettere impegno nelle cose che non ci piacciono non potrebbero acquistare valore?

Prima di scoprire un interesse verso uno sport, un videogioco, una serie tv, non hai dovuto fare un piccolo sforzo per trasformare una curiosità in una passione.
Magari ti sei impegnato a capire come funziona il gioco e a superare il primo livello, hai dovuto conoscere e scoprire i personaggi del libro o film, hai dovuto superare l’ostacolo di imparare le basi preliminari più noiose di uno sport.

Hai dovuto (almeno in un primo momento) sforzarti e allenarti, ma alla fine come risultato hai avuto quella gratificazione che ti motiva a continuare a perseverare.

Mettere dedizione e attenzione a ciò che stai facendo da valore alla tua vita.

Metti impegno in tutto quello che fai, questo è il segreto per vivere una vita felice ed appagante.

Esistono fortuna e sfortuna?

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Il professor Richard Wiseman fece per anni diverse ricerche scientifiche riguardo la fortuna, studiò un numeroso gruppo di persone convinte di essere fortunate, ed un altro gruppo di persone che si credevano sfortunate tenendo conto delle differenze psicologiche dei soggetti.

Notò subito che chi si ritiene fortunato riesce con facilità a carpire le occasioni che gli capitano intorno,  a distogliere l’attenzione da ciò che sta svolgendo (sia un lavoro che una distrazione), per poter notare e cogliere le opportunità che la vita gli offre.

Invece i soggetti che si ritengono più sfortunati sono  più distratti e fanno fatica a mantenere   l’attenzione.

Chi è  tranquillo, rilassato e presente (contrario di distratto), è in grado di cogliere più facilmente le opportunità che gli si presentano.

Per quanto riguarda la sfiga, a parere mio esiste, ma colpisce tutti (chi più e chi meno), in modo casuale.
È come la affrontiamo che fa cambiare le cose.

In ogni avvenimento che ci coinvolge possiamo trovare sia il lato positivo che quello negativo. Non dico che dobbiamo essere sempre ottimisti, ma saper adattarci alla situazione, per ricavarne sempre un vantaggio.

Ad esempio se perdo 50€ non mi sforzo di trovare un lato positivo ma  prendo questa situazione  come una lezione di vita di cui farne  tesoro; i 50€ sono stati spesi per un insegnamento che mi servirà in futuro come lezione per non cadere nello stesso errore o addirittura commetterne uno peggiore.

Se pensi di essere  sfigato, lo diventerai, darai colpa alla sfortuna ad ogni esperienza negativa che ti capita, inizierai a rassegnarti e a   pensare che ogni cosa che farai andrà male, andrai a cercare le esperienze negative passate per darti ragione, ti lamenerai e cercherai di scaricare la colpa su qualcosa o qualcun altro e inizierai a trovare delle scuse.

È una questione di autostima, se credi di non essere all’altezza non lo sarai.
Non ricordare i tuoi fallimenti ma le tue vittorie.

Provi invidia per chi ha rischiato ed è riuscito e pensi solo a quanto sia fortunato, non vedi i fallimenti che ha dovuto affrontare, quante volte è caduto e si è rialzato, quanti sacrifici ha fatto per raggiungere il suo traguardo.

Procrastinare e non agire, non saper prendere decisioni ne responsabilità aspettando un domani migliore non è una soluzione, anche domani rimandero a domani, e quel domani non arriverà mai (domani non è mai adesso).

Rinunciare per paura di fallire è il miglior modo per perdere le migliori  occasioni che la vita ci propone.

Essere responsabili non è facile ma è possibile.

Devi cambiare le tue convinzioni se vuoi cambiare la tua vita e fare in modo che la fortuna ti aiuti.
Non sperare di avere culo ma inizia a farti il culo per ottenere ciò che vuoi.

Un campione di golf ad un avversario che gli disse di avere molta fortuna rispose in questo modo: ” Ti sembrerà strano ma più mi alleno e più divento fortunato”.

Corso di inglese gratis.

corso inglese

Ricordo il primo corso di inglese che acquistai molti anni fa, mi costò una cifra, quasi uno stipendio, ma ai fini pratici non mi fu molto utile anche se come rimedio per l’insonnia era favoloso.
Stufo di spendere soldi e di addormentarmi annoiato sui corsi trovai un alternativa efficace che ora sto per svelarti.

Scommetto che tra le tue canzoni preferite ce ne sono molte in inglese.

Sì, sto parlando di quelle che fai finta di cantare buttandoci dentro delle parole inventate sul momento a caso, che se ti ascoltasse un inglese si rotolerebbe a terra dalle risate.

Scegli i tuoi mp3 preferiti che ascolti ogni giorno, cerca su internet i testi originali e quelli tradotti in italiano.
Ora seguimi….

1 Leggi il testo in italiano almeno due o tre volte anche mentre ascolti la canzone, questo serve a capire cosa dice il cantante (puoi confrontare il testo in italiano con quello in inglese per conoscere il significato delle parole).

2 Ora fai la stessa cosa con il testo in inglese, questo ti serve per imparare la lettura e la scrittura dei testi e anche per capire la pronuncia.

4 Quando sei pronto togli l’impalcatura, cioè il testo e prova a capire a mente cosa dicono nella canzone mentre la ascolti.

5 Per ultima cosa prova a cantare la canzone mentre la ascolti correggendoti quando sbagli, serve a migliorare la tua pronuncia.

Questo alla lunga è un buon metodo per avere un’infarinatura della lingua; certo avrai bisogno di imparare la grammatica ma conosci già un pò di vocabolario.

Molti professori non saranno concordi con me, ma se ci pensiamo bene cosa fa un bambino nato in Inghilterra?

Quando va a scuola ad imparare l’alfabeto i numeri e la grammatica, lui sa già parlare correntemente l’inglese.
Perchè lo ha imparato naturalmente, ascoltandolo e praticandolo a casa.

Come fanno molti bambini che vivono in zone poverissime a conoscere molte lingue pur non avendo mai fatto un corso e non avendo mai avuto un insegnante?

Sapete qual è il metodo migliore per imparare l’inglese?
Andare in Inghilterra 3 mesi senza un interprete e cercare di sopravvivere.

Ricorda che puoi padroneggiare una lingua solo quando riesci a pensare in quella lingua e non quando fai la traduzione a mente.
Puoi capire questa cosa se conosci bene un dialetto o una seconda lingua.

Questo dovrebbe farti capire una cosa importante: ogni lingua è un sistema chiuso, non puoi imparare una lingua traducendo le sue parole (puoi vederlo con google traduttore), anche perchè spesso molte parole non hanno traduzione, siccome l’intenzione che sta dietro la parola non esiste nell’altra lingua e va interpretata, perciò il metodo migliore è imparare a parlare da capo come fanno i bambini.

Perciò ti do un consiglio:  trova qualcuno che parla solo inglese e comunica con lui.

Per imparare devi fare pratica, pratica e pratica, senza vergognarti di fare errori e brutte figure; se ci pensi anche tu saresti un infame a prendere in giro un turista che si sforza ad imparare l’italiano nel nostro paese.

Usciamo da scuola conoscendo alla perfezione la grammatica inglese ma non siamo in grado di affrontare una conversazione con una persona in questa lingua.

Io usai questo sistema molti anni fa, sicuramente parlavo all’infinito come toro seduto nei vecchi film western ma riuscivo tranquillamente a farmi capire e a far capire i miei interlocutori stranieri.

Non dico che studiare la grammatica sia un’ inutile perdita di tempo, ma che in certi casi non è indispensabile impararla prima di saper masticare un poco la lingua, la grammatica si può anche imparare col tempo e sul campo.

Ricordo un ragazzo americano che si infuriò quando scoprì che al nord Italia non si usava il passato remoto, dopo tutto il tempo che aveva perso ad imparare a coniugare i verbi.

Prendi ciò che vuoi.

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Voglio raccontarvi un aneddoto.
Tempo fa un mio amico molto saggio mi raccontò un avvenimento che mi fece riflettere: mentre stava giocando ad un videogioco di corse di auto si accorse che non si stava divertendo ma arrabbiando, perche non riusciva ad arrivare primo per superare un livello.
Questo gli provocò molta ansia.
Si fermò e si rese conto che qualcosa non andava, doveva giocare per divertirsi non per arrabbiarsi, così riprese il gioco ma  lasciò andare avanti tutti gli altri concorrenti e iniziò a giocare solo per il gusto di divertirsi senza per forza dover vincere.
Così senza stress, apprensione, fretta e fatica, ma solo pensando a rilassarsi e a godersi il gioco riuscì a proseguire superando i livelli e ritrovando il divertimento.
Da allora si mise a giocare a quel gioco solo quando aveva realmente voglia di giocarci e non per vincere le gare.

Questo è  un insegnamento filosofico, nella vita se facciamo qualcosa quando abbiamo voglia di farla, quando siamo più rilassati, riposati e concentrati, la facciamo meglio, in meno tempo, e siamo più soddisfatti.

Gli attributi fondamentali nello sport.

attributi

Le scienze motorie non sono solo un attivita scolastica, possono essere utili anche come preparazione al mondo del lavoro siccome molti mestieri sono legati allo sport.

Essendo ormai da molti anni appassionato ed esperto di arti marziali ho assorbito non poca esperienza in questo campo e posso affermare che gli attributi sono caratteristiche fondamentali in ogni sport e differenziano le potenzialità di ogni atleta.

Ora andremo a distinguere i vari attributi; questa lezione mi è stata insegnata da un grande maestro di arti marziali “Burton Richardson”.

1) Salute: Senza salute non siamo in grado di fare nulla.

Quando siamo ammalati o feriti non riusciamo nemmeno a reggere la metà dei pesi che reggiamo di solito.

2) Attitudine: la grinta, lo stato d’animo del vincitore, sicuro di sè, calmo, rilassato e a suo agio, sa controllare le emozioni.

La paura può renderti rigido, la rabbia poco lucido e concentrato, la tristezza demotivato, la troppa sicurezza può renderti frivolo e lento; anche il rilassamento è importante, se sono teso perderò facilmente attributi come velocità, ed equilibrio,

3)Tempismo: è l’abilità di muoversi nel giusto tempo, se il mio tempismo è sbagliato arrriverò troppo presto o troppo tardi è più importante il momento in cui agisco della mia velocità.

Il tempismo è la capacità di scegliere il momento giusto per agire, viene individuato istintivamente o provocato. Il tempismo è un attributo più psicologico che atletico.

4) Fluidità: quando siamo in gioco non sappiamo cosa sta per accadere ma dobbiamo adattarci alla situazione e fluire, non farsi sorprendere o trovarsi impreparati.

Fluire è cambiare e adattare la tecnica a seconda dell’occasione al fine di raggiungere l’obiettivo.

5) Precisione: l’esattezza nel proiettare la forza, consiste in movimenti controllati che debbono essere eseguiti col minimo sforzo possibile. Si può acquistare precisione solo con l’esercizio.

6) La velocità: comprende il tempo di coscienza (percezione) e il tempo di reazione.

Per migliorare la velocità di esecuzione è essenziale rilassamento muscolare, scatto, mobilità, ma soprattutto economia dei movimenti.

L’azione di frusta o molla che scatta del corpo umano proiettato o lanciato è un fenomeno degno di nota.

7) Potenza: è tutta l’energia che riusciamo a trasferire dal nostro corpo.

E’ potente non l’atleta forte, ma quello che sa usare la forza con rapidità, poichè la potenza è il prodotto della forza per la velocità. Una buona forma permette di fornire buone prestazioni con il minimo dispendio di energia ed imprimere la maggiore energia al movimento.

8) Coordinazione: è la capacità di mettere in armonia ogni parte alta o bassa del corpo.

Si acquisisce la capacità di coordinare i movimenti addestrando il sistema nervoso, non i muscoli. L’atleta ben coordinato non è goffo ma si muove con grazia e fluidità, convinto di quel che fa.

9) Sensibilità: la sensibilità visiva è la percezione di ciò che sta per accadere, senza questa non potete fare nulla, questa si aquisisce, non è innata; dipende dall’ attenzione e dall’istinto .

La sensibilità tattile o cinestetica ti fa percepire il movimento.

Sentirsi in una posizione stabile e in equilibrio, avvertire lo squilibrio e le contrazioni o il rilassamento.

In alcune arti marziali la sensibilità viene utilizzata per sfruttare la forza dell’avversario e rivolgerla contro di esso.

10) Ritmo: per muoversi in modo sciolto è opportuno conoscere il proprio ritmo.

11) Conoscenza: La conoscenza è tutto e serve in tutti i campi della vita, saper fare e saper fare in molti modi, conoscere molte tecniche, avere più istruttori, allenarsi con diversi avversari per scambiare conoscenze.

Naturalmente deve essere unita alla pratica.

12) Esperienza: possiamo aver letto 1000 libri sul nuoto, ma se non siamo mai entrati in acqua non sappiamo nuotare.

Posso studiare a memoria la teoria ma quando ho ache fare con la realtà delle cose rischio di sbattere contro un muro, non basta la tecnica forse devo provare a cambiare qualcosa a fare qualcosa di diverso, c’è qualcosa che non faccio giusto o che non va bene per me.

Se non avete mai avuto un esperienza diretta è difficile essere efficaci, non avete confidenza e questa la troverete nella pratica.

13) Resistenza: è piuttosto individuale e dipende anche dall’allenamento; c’è chi non fa una piega ai colpi più duri e c’è chi sviene dopo aver preso uno schiaffetto.

Può essere anche una condizione psicologica, la convinzione di essere resistenti spesso rende le persone più abili ad affrontare un colpo e questo vale anche nella vita per affrontare i problemi quotidiani. E’ importante anche essere resilienti e sapersi rialzare dopo un brutto colpo (in psicologia la resilienza viene vista come la capacità dell’uomo di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente.

14) Equilibrio: mentale, emozionale e fisico (allineamento appropriato del corpo).

Se l’atleta non è costantemente in equilibrio non può essere efficente.

Si raggiunge l’equilibrio solo allineando il corpo in modo adeguato.

Bisogna cercare l’equilibrio muovendosi, non restando fermi.

Devi poter sentire quando hai un atteggiamento equilibrato.

Avverti la differenza fra una posizione bilanciata e una posizione non bilanciata

15) Capacità di durata (fiato): per sviluppare questo attributo sono necessarie molte ore di allenamento, se non viene coltivato di continuo scompare rapidamente.

16) Agilità: scioltezza, elasticità, brillantezza. flessibilità, mobilità fisica.

Tutti gli attributi sono intrecciati tra loro anche se ogni sport o arte marziale cerca di sottolinearne uno in particolare, messi insieme fanno sfruttare al massimo le capacità dell’ individuo.

La negazione”non”.

negazione non

La negazione non è contemplata dall’ inconscio.
Ti faccio un esempio: non pensare ad un elefante rosa a pois verdi.
A cosa hai pensato?
Prima di cercare di cancellarlo hai dovuto pensarci.

Perciò quando dici ad un bimbo: “non toccare la stufa”, stai dando un comando, o un suggerimento, stai accendendo  la curiosità, Infatti sicuramente la toccherà per capire cosa succede se lo fa.
Diversamente se dici: “guarda che se tocchi la stufa ti fai male” la reazione sarà differente.

La negazione può essere usata anche (come nella retorica) per dare un comando ipnotico, ad esempio: “non devi acquistare il mio prodotto prima di aver ascoltato i vantaggi che ora ti elenco”.
Il politico dice: “non sono venuto qui per elencarvi tutte le porcherie che ha fatto il mio avversario!” (qui mi sembra chiaro il messaggio che trasmette).

È molto meglio esprimere cio che vogliamo di ciò che non vogliamo, o perlomeno fare molta attenzione a come, dove e quando usiamo la negazione, tranne quando vogliamo appositamente confondere le idee.

Non pensi che non sia meglio non usare il non, per non confondere chi non riesce già facilmente a non capire?

Come imparano i bambini?

come imparano i bambini

Questa non è mia l’ho presa dal sito “Più che puoi”, ma ho deciso di pubblicarla perchè mi piace molto.

I bambini imparano quello che vivono.

Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare.

Se i bambini vivono con l’ostilità, imparano a combattere.

Se i bambini vivono con la paura, imparano ad essere apprensivi.

Se i bambini vivono con la pietà, imparano a commiserarsi.

Se i bambini vivono con il ridicolo, imparano ad essere timidi.

Se i bambini vivono con la gelosia, imparano cosa sia l’invidia.

Se i bambini vivono con la vergogna, imparano a sentirsi colpevoli.

Se i bambini vivono con la tolleranza, imparano ad essere pazienti.

Se i bambini vivono con l’incoraggiamento, imparano ad essere sicuri di se.

Se i bambini vivono con la lode, imparano ad apprezzare.

Se i bambini vivono con l’approvazione, imparano a piacersi.

Se i bambini vivono con l’accettazione, imparano a trovare amore nel mondo.

Se i bambini vivono con il riconoscimento, imparano ad avere un obiettivo.

Se i bambini vivono con la partecipazione, imparano ad essere generosi.

Se i bambini vivono con l’onestà e la lealtà, imparano cosa sia verità e giustizia.

Se i bambini vivono con la sicurezza, imparano ad avere fede in se stessi e in coloro che li circondano.

Se i bambini vivono con l’amichevolezza, imparano che il mondo è un posto bello in cui vivere.

Se i bambini vivono con la serenità, imparano ad avere tranquillità di spirito.

Con cosa vivono i vostri figli?

Dorothy L. Nolte

C’è un modo diverso di vedere le cose.

Sali al tuo livello superiore.
Più che puoi, sempre.

A cosa servono le emozioni?

a cosa servono le emozioniLa paura ci blocca nei momenti peggiori, arrabbiarsi ci può rendere antipatici o mettere nei guai, essere tristi ci rovina la giornata; diciamo che queste emozioni spesso ci danno fastidio.

Le emozioni influenzano i nostri pensieri e comportamenti, spesso negativamente.

Ma in realtà non dovrebbero essere necessarie al benessere dell’individuo e utili alla preservazione della specie?

So gia a cosa stai pensando: “Alchi non vorrai mica dirmi che anche l’invidia è utile!”
Certo! Ogni emozione è utile quando le cose non degenerano.

Linvidia (quella sana) serve a  spronarci a migliorare, a darci da fare per realizzare quello che la persona che invidiamo ha già.
La gelosia a proteggere ciò che ci sta a cuore, la rabbia ci spinge a reagire nei momenti di pericolo, la tristezza a coinvolgere le persone vicine ad aiutarci nei momenti di bisogno, la paura a scappare da una situazione di pericolo, il disgusto per individuare sostanze dannose, il disprezzo per allontanarsi da individui pericolosi, ecc….

Se le mie emozioni sono dalla mia parte, le mie capacità vengono sfruttate al meglio, se invece sono contro di me, la mia intelligenza e la mia conoscenza diventano controproducenti, perché contribuiscono a farmi perdere la ragione.

Ma perché spesso  queste  emozioni invece di aiutarci ci intralciano o ci fanno soffrire?

Noi reagiamo in base alle nostre esperienze, ma ciò che ci è stato insegnato (o che abbiamo imparato) spesso non corrisponde alla realtà delle cose, quindi cadiamo sempre vittima delle dinamiche sociali più insulse, del giudizio, delle nostre credenze più astratte,  di tutta quella spazzatura che ci infilano nella testa ogni giorno sin da quando abbiamo iniziato ad apprendere, questo sistema ha creato molta confusione in noi.

Cosa possiamo fare?

Iniziamo a vedere prima cosa non dobbiamo fare!
Cercare di controllare o eliminare le emozioni e controproducente, sarebbe come costruire dei muri a lato di un fiume in piena, questo continuerà a crescere e prima o poi farà esplodere gli argini, aumentando i danni. Meglio farlo incanalare e sfogare in spazi aperti.

È di gran lunga meglio imparare a gestire le nostre emozioni attraverso la meditazione.

Il primo passo da fare è sempre quello di usare la consapevolezza, ossia la capacità di osservare il processo emotivo durante il suo svolgimento.

Non basta sapere che stai soffrendo ma devi cogliere ogni sensazione in tutto il processo di cambiamento, dal punto dal partenza  all’apice sino alla sua scomparsa, osservarlo scorrere senza giudicare.
Non abbiamo bisogno di comprendere con la logica in tutte le cose, specie con le emozioni, a volte basta ascoltarle con presenza, attenzione e consapevolezza,  lasciare scorrere il fiume evitando di controllare ciò che non puoi controllare.

Ti sembra facile? Non lo è!
Ci vuole allenamento come in tutte le cose prima di renderlo automatico, come ho già spiegato in un altro mio post.

Generazione di narcisisti?

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Siamo una generazione che tende al narcisismo?

Il narcisista a prima vista sembra molto sicuro di sé, ma in realtà la sua sicurezza è alimentata dall’approvazione degli altri, se manca questa crolla tutta l’autostima.

Il narcisista è concentrato sulla sua immagine e su se stesso, desidera ammirazione dagli altri, si sente importante, vuole essere sempre al centro dell’attenzione, frequenta chi ha più successo, è freddo verso i sentimenti degli altri.
Non se ne accorge ma è egoista e manca di empatia.

Gli hanno fatto credere sin da piccolo di essere speciale, migliore degli altri.

A scuola è in continua competizione con  i compagni che non vede come amici con cui  divertirsi, scambiare opinioni e stringere relazioni profonde, ma solo avversari da battere e da disprezzare.
Le altre persone sono mezzi utili per i suoi bisogni.

La cosa più importante per lui è essere ammirato, avere potere e successo, non accetta il fallimento e quando deve affrontarlo si arrabbia con se stesso o con gli altri.

La società moderna richiede dei canoni molto alti: devi essere perfetto, bello, intelligente, ricco, devi avere successo, altrimenti vieni escluso.
Devi uniformarti agli standard della società, che ci vuole tutti uguali.

Siamo in continua ricerca della perfezione, ma siccome nessuno è perfetto, fingiamo con dei trucchi di esserlo per ottenere approvazione dalla massa.
Questa finzione ci costringe a  vivere in un mondo non reale e a farci sentire inadeguati.

L’approvazione degli altri è un istinto primordiale: serviva a far sopravvivere i soggetti più deboli ed indifesi (sopratutto le donne poiché incapaci di difendersi, dovevano farsi proteggere dal gruppo) perciò era fondamentale essere accettati dalgli altri, chi veniva esiliato dalla tribù non poteva sopravvivere.

Così oggi siamo in ansia quando aspettiamo i giudizi di feedback dopo aver pubblicato su un social il nostro selfie migliore scelto tra mille.

L’insicurezza è utile, serve a metterci in discussione, a farci capire quando sbagliamo, solo quando ci accorgiamo di aver sbagliato possiamo cercare di migliorare.
Ma quando si trasforma in un ossessione allora diventa pericolosa.
Siamo così presi dalla paura dei nostri sbagli che non notiamo nemmeno i nostri successi.

Non accettiamo i nostri  diffetti e ci preoccupiamo di cosa gli altri pensano di noi e del nostro aspetto fisico.

Diamo troppa importanza a come ci vedono gli altri.
Senza nemmeno accorgerci che gli altri non ci guardano, perché sono troppo impegnati a guardare e giudicare se stessi.

Ti do una triste notizia, se sei convinto che gli altri stiano continuamente pensando a quello che fai tu, o a come sei tu, allora sei paranoico ( gli altri sono troppo indaffarati a pensare a cosa pensano gli altri di loro).

Come non possiamo leggere nei pensieri degli altri anche gli altri non possono leggere nella nostra mente.

Per uscire da questa illusione la strada è sempre la stessa.

Consapevolezza: renditi conto dei tuoi comportamenti, conosci te stesso, pregi, diffetti, talenti, manie, abitudini, valori, desideri, sogni, paure, sentimenti, atteggiamenti.

Conoscenza: documentati prima di affrontare un problema, raccogli informazioni, non smettere mai di imparare e di incuriosirti.

Cambiamento, devi affrottare le tue paure, lavorare sulla tua autostima e assertivita, devi mettere in pratica, fare, altrimenti tutte le informazioni che hai raccolto saranno inutili.

Ricorda che comportarti da debole è una tua scelta.