A cosa serve studiare geografia?

geografia

In un primo momento a questa domanda mi verrebbe da rispondere: “ad orientarti nello spazio, per non perderti quando devi andare in un luogo sconosciuto e a capire dove vivi”.
Ma poi ripensandoci sarebbe una risposta un po’ limitante.

Ti sei mai chiesto perché tra i più grandi inventori e le grandi menti della storia buona parte sono italiani?

Nella storia siamo stati un popolo di marinai e viaggiatori, come lo sono stati anche gli inglesi, perche abbiamo entrambi sfruttato una delle nostre migliori risorse a disposizione, il mare.

Non solo attraverso l’Impero Romano, anche dopo abbiamo viaggiato incontrato e scoperto tantissime culture diverse dalla nostra, abbiamo insegnato a loro e imparato da loro, arricchendo sempre di più la nostra cultura.

Esistono tantissimi paesi molto diversi dal nostro con paesaggi, usanze, culture, ambienti, flora e fauna, gente, mentalità, filosofie, tecnologie, abitudini di vita, usanze e tradizioni differenti.
Queste civiltà vivono in un mondo completamente diverso dal nostro.

Magari abbiamo visto un immagine di questi luoghi su instagram anche se non sappiamo nemmeno dove si trovano.
Ma avventurarsi a conoscerle, apprezzarle e assaporarle nel mondo reale è una cosa molto diversa.

Come facciamo a scoprire luoghi e cose a noi sconosciute se non andiamo a cercarle?
Se noi continuiamo a non uscire dalla nostra tana non ne conosceremo nemmeno l’esistenza.

Secondo mè conoscere il mondo e la geografia è un altro modo per aprire la mente.

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5 chiavi per il futuro.

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In questo libro Howard Gardner spiega quali saranno le abilità cognitive che serviranno per affrontare un futuro sommerso dall’informazione.

– Mente disciplinare.
Occorrono anni per padroneggiare una disciplina.
Essere esperti in un campo specifico, non limitarsi a conoscere le teorie ma mettere in pratica, studiare in profondità conoscere le varie interpretazioni e i vari punti di vista; non limitarsi a vedere solo l’interpretazione studiata sui libri ma comprendere la materia nei vari contesti.

– Mente sintetica.
È la capacità di sintetizzare la massa di informazioni, capendo i concetti e combinando i vari punti di vista, idee e conoscenze diverse.
In pratica ridurre la gigantesca mole di informazioni in poche parole semplici e comprensibili a tutti.

– Mente creativa.
Trovare la soluzione ai nuovi problemi, cercare nuove idee creative.
Pensare fuori dagli schemi.
Anche i computer e i robot più sofisticati non hanno la nostra creatività.

– Mente rispettosa.
la consapevolezza della differenza tra culture diverse, sforzarsi di capire e comprendere le persone con culture e ideologie differenti per stabilire un rapporto di collaborazione a prescindere dalle idee e dall’ambiente di provenienza.
In un mondo in cui tutti siamo interconnessi, l’intolleranza e l’assenza di rispetto non sono più concepibili.

– Mente etica responsabile.
Conoscere i propri valori, mantenerli, assumersi la responsabilità delle proprie azioni, essere maturi.
Essere fiduciosi e conoscere i bisogni e le aspirazioni della società in cui vive.

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Meglio un insegnante preparato o uno che sa insegnare?

parrucchiera

Un insegnante può essere preparatissimo nella sua materia, essere uscito con 110 e lode dall’università, conoscere alla perfezione una lingua, ma se non sa trasmettere la sua conoscenza agli altri?
Se non riesce a comunicare con i suoi allievi?
A farsi capire?

A sintonizzarsi con loro?

Ad essere empatico ed assertivo?

Ad incuriosire, appassionare, coinvolgere gli studenti?

Deve saper trovare il metodo giusto di insegnare, magari diverso per ogni singolo alunno, non lasciare indietro nessuno perché deve essere organizzato per tirare fuori il meglio da ognuno di loro!

Non ci sono cattivi allievi ma solo cattivi maestri, l’insegnante deve sempre trovare un metodo per far apprendere ciò che serve allievo.

Per essere buoni insegnanti non si deve amare solo cultura ma soprattutto i giovani.

“Se vuoi diventare un campione non devi farti insegnare da un campione ma dal suo maestro che lo ha fatto diventare un campione” (Alchi71).

Isabella Milani nel suo libro “l’arte di insegnare” spiega come deve essere un insegnante.

Un insegnante autorevole deve avere tutti questi requisiti: deve essere giusto, onesto, coerente, forte, comprensivo, gentile, rispettoso, equilibrato, serio e misurato.

Un insegnante deve essere preparato, non solo sulla sua materia, ma anche su tutto quello che riguarda le problematiche dei ragazzi.

Inoltre dà 10 preziosi consigli agli insegnanti che ora vi elenco.

1) Prima date e poi chiedete! Agli alunni date rispetto, attenzione, coerenza, comprensione per primi voi.

2) Entrate in classe pieni di entusiasmo: l’entusiasmo è contagioso, come la noia.

3) Ricordate che anche i ragazzi difficili sono vostri alunni, non sono maleducati ma male educati; hanno bisogno di aiuto più degli altri.

4) Mettetevi sempre in discussione, aggiornatevi, leggete, studiate, confrontatevi.

5) Fate sentire ai ragazzi che volete aiutarli e che vi interessano, diteglielo.

6) Date molta importanza alle regole e rispettatele voi per primi.

7) Avere una buona autostima è essenziale, gli alunni vi vedono come vi vedete voi, se non vi stimate non vi stimeranno neanche loro.

8) Privilegiate concetti e metodi, i puri contenuti si trovano anche nel web.

9) La lezione perfetta è quella che costruite insieme agli alunni; è un dialogo, non un monologo. Non si può apprendere senza partecipare.
10) Per essere autorevoli dovete essere preparati e guadagnarvi la fiducia e il rispetto dei ragazzi.

Concludo con una frase del professor Sugata Mitra:

L’insegnante pone solamente delle domande, mette in moto la curiosità, poi si mette da parte e guarda come i bambini apprendono, deve Imparare a sfruttare la voglia di imparare e la loro capacità di lavorare insieme.

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Bruce Lee e il bicchiere da svuotare.

bicchiere

Le arti Marziali sono una passione che coltivo sin da ragazzino.
Il mio idolo era Bruce Lee.
Grazie a lui sono nate in me la passione per la filosofia e per la psicologia.
Ma un suo concetto mi sfuggiva e pur sforzandomi non capivo appieno la sua metafora del bicchiere:

“Se vuoi riempire il tuo bicchiere con la mia conoscenza devi prima svuotare il tuo.”

Ma come? E tutto quello che ho imparato sino ad adesso devo buttarlo via?

Col tempo ho imparato una cosa.

Tutti noi (nel bene e nel male) siamo condizionati: dai genitori, dai media, dalla scuola, dalla società e dal gruppo sociale.

Questi creano in noi convinzioni potenzianti e limitanti.

In pratica siamo stati programmati attraverso alle esperienze di vita e ai giudizi degli altri che ci hanno fatto credere di essere in un certo modo anche se questa e solo un illusione.

Ti faccio un esempio: oggi vanno di moda i corsi di crescita personale e di PNL; questi ti promettono di riprogrammare la tua mente attraverso un lavaggio del cervello e di renderti sicuro di te, ti aiutano ad avere successo, a raggiungere i tuoi obbiettivi e a diventare una persona carismatica.

Una persona carismatica è estroversa fa amicizia semplicemente, non sta in silenzio e in un angolo con la paura di fare brutte figure.

Ma se prima non elimini i tuoi condizionamenti interiori e le credenze che ti hanno bloccato in passato, prima o poi torneranno a galla.

In pratica se per anni ti hanno sempre ripetuto che sei un incapace, dopo anni inizierai a crederci anche tu e comincerai a comportarti da tale, qualcuno può convincerti che non lo sei, ma se tu non elimini tutta la spazzatura che hanno messo per anni nella tua testa, potrai tornare a credere di essere un incapace.

Con la metafora del bicchiere Bruce Lee intendeva insegnare ad aprire la mente e svuotarla da convinzioni limitanti, inutili e assurde, prima di riempirla con la sua conoscenza.

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Come funziona un computer?

computer

Per prima cosa bisogna distinguere la differenza tra hardware e software.

Soft in inglese significa soffice, infatti il software è tutto ciò che non puoi toccare, quindi il sistema operativo, i programmi i giochi, ecc…

Hard in inglese si traduce con duro, con l’hardware intendiamo i componenti che possiamo toccare fisicamente.

Per spiegare come funziona un computer mi piace usare la metafora del ristorante.

Per prima cosa se vogliamo aprire un ristorante abbiamo bisogno di un locale (una struttura con delle mura), nel PC (personal computer) il contenitore viene chiamato case.

Il nostro ristorante per funzionare deve avere un impianto idrico per fare arrivare l’acqua e uno scarico fognario, un impianto elettrico, di areazione, luce, gas e telefono, delle prese elettriche distribuite sui muri.
Tutto questo impianto sul PC viene chiamato scheda madre.


Alla scheda madre viene collegato l’hardware, che corrisponde agli elettrodomestici, forni, cucine, frigoriferi, luci e condizionatori; nel PC troveremo: hard disk, ram, masterizzatore, ecc.. che ora vedremo.

Quello che interessa a noi di un computer in fondo è il software, cosi come al ristorante ci andiamo per mangiare il cibo; qui il cibo viene conservato dentro a grandi frigoriferi oppure nelle cantine, nel nostro computer il software viene scritto e conservato dentro all’hard disk, qui può venire immesso o prelevato quando serve.

Nel PC il compito di portare avanti indietro i dati a destinazione spetta al processore; come fa il cameriere al ristorante con le portate.

Se il tuo processore è vecchio (come un cameriere anziano che non può correre tra i tavoli) anche il tuo computer sarà lento ad aprire i tuoi programmi (specie quando c’è molto lavoro), mentre se è giovane o ne hai più di uno il PC sarà più veloce.

La memoria RAM e paragonabile ad un carrello che il cameriere si porta dietro dove tiene le cose che servono di più, le posate, i piatti, i tovaglioli, i dessert, perciò il processore non dovrà correre avanti e indietro a prendere una forchetta ogni volta che viene chiesta, ma ce l’avrà pronta nel suo carrello a portata di mano, ovviamente più è grande il carrello più roba hai a disposizione, più RAM hai più applicazioni aperte riesce a gestire il processore.

Il processore parla una sola lingua, tutti i dati all’interno del nostro PC (il software) sono in formato digitale, cioè composti da sequenze binarie di numeri.

Sarà un po difficile comunicare con lui, infatti abbiamo bisogno di un software che ci faccia da interprete e ci permetta di interagire attraverso a delle finestre e dei comandi.
Questo software si chiama sistema operativo, ne esistono diversi come windows, android, mac, linux, ecc…

Il sistema operativo possiamo paragonarlo al nostro cuoco è un componente indispensabile, gestisce il cibo (software) e lo trasforma in gustosi manicaretti.

Grazie al sistema operativo possiamo installare programmi e giochi nel’hard disk del nostro PC o smartphone.

Il resto dell’hardware si divide in componenti in ingresso e in uscita.

I componenti in uscita trasformano i comandi digitali in analogici, cioè segnali che seguono delle modulazioni con una frequenza variabile.


La scheda video serve a trasformare i dati digitali in impulsi elettrici analogici che il monitor trasformerà in segnali luminosi visibili al nostro occhio.
La scheda audio fa più o meno la stessa cosa, trasforma i comandi digitali in segnali analogici, degli impulsi elettrici che vengono inviati alle nostre casse, da qui vengono ancora trasformati in suoni e musica.
Anche la stampante è un altro componente in uscita.

I componenti in ingresso invece trasformano ogni segnale analogico in digitale, la tastiera e il mouse ci permettono di interagire con il computer trasformando ogni nostra azione in informazioni per il nostro PC.
Lo scanner trasforma le immagini scannerizzate in dati digitali comprensibili al nostro PC.
La scheda di acquisizione fa il lavoro contrario della scheda video, cioè converte dei video analogici in formato digitale.

Sarà ma a me ogni volta che uso questa metafora mi viene una fame!

Ora vi lascio e vado a farmi uno spuntino.

Un titolo di studio serve a trovare un lavoro?

studio titolo di

Per prima cosa devi avere le idee chiare su cosa vuoi fare nella vita.

Esistono molti lavori che non esigono un titolo di studio.

Prendi una laurea solo se il mestiere che hai sempre sognato fare lo necessita.

Se l’occupazione che desideri esige il 110 e lode allora dai il massimo, sangue, sudore e lacrime, non risparmiarti, devi distinguerti dagli altri.

Se il lavoro che cerchi richiede solo la laurea, cerca di prenderla nei tempi più brevi possibili.

In passato una laurea ti assicurava un posto di lavoro, oggi ci sono troppi laureati e pochi posti di lavoro, non voglio dire che la laurea non serve ma non basta; serve sicuramente di più una raccomandazione o una conoscenza.


Un azienda preferisce un laureato con voto sotto al 100 che sia sveglio, grintoso, che abbia girato il mondo, o abbia esperienze lavorative, che sia sicuro di se e sappia vendersi, piuttosto di uno che ha 110 e lode ma non sa lavorare.

Più che una laurea servono competenze, devi saper “FARE”!
Nessuna scuola ti insegnerà a lavorare.

Di solito gli insegnanti hanno esperienza nel campo educativo ma non nel lavoro che troverai tu.
Questo implica che uscendo dall’università dopo aver studiato per anni dovrai iniziare ad imparare un mestiere.

Quando avrai finito la scuola non smettere di leggere, istruirti, imparare, specializzati, fai esperienza lavorativa, viaggia e impara bene le lingue!

Il lavoro lo troverai ma devi essere flessibile.

“Chi sopravvive alla selezione naturale non è il più forte e nemmeno il più intelligente ma è chi sa adattarsi all’ambiente”.
(Charles Darwin).

Qualunque lavoro vuoi fare devi imparare a vendere e a saper venderti!
Cioè devi avere la parlantina, essere invadente, manipolare la gente, saper risolvere i problemi, soddisfare i bisogni degli altri e soprattutto saper farti pagare.

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Quando esplode la rabbia.

praticità

La rabbia è un emozione  potente che accumula forza esplosiva, grinta, ed energia, serve per farci reagire nelle situazioni di pericolo e quando abbiamo bisogno di difenderci.

Certo però che quando esplode rischia di allontanare anche le persone a noi care, o addirittura di fare del male a noi stessi.

Come tutte le altre emozioni non puoi pensare di trattenerla o di controllarla, è come cercare di arginare un fiume in piena, questo crescerà sempre di più e diventerà più grosso e potente, fino a distruggere gli argini e devastare tutto ciò che trova intorno.

L’unica soluzione per far sfogare  la potente energia del fiume  è di usarla per irrigare i campi attraverso dei canali.

La rabbia viene scatenata dai nostri pensieri o dalle azioni degli altri.

Quando inizia la tempesta non dobbiamo cercare di dominarla con la ragione, o cercare di trovare una spiegazione alla nostra reazione di rabbia, ma solo sentire cosa sta accadendo nel nostro corpo.

La rabbia non va controllata ma gestita attraverso la consapevolezza, in questi momenti è fondamentale restare nel presente, sentire  in quale punto del tuo corpo nasce e come cresce la rabbia osservarla e capire che sei tu che provi quella sensazione anche se ti è stata scatenata da un’altra persona.

Siamo responsabili delle emozioni che proviamo anche quando a scatenarle e un fattore esterno.

Di solito ci spaventano le situazioni improvvise ed inaspettate proprio perché siamo lontani dal qui e ora.
Più siamo consapevoli e restiamo nel presente e meno ci lasciamo trasportare dalle emozioni.

Sono le nostre aspettative verso il fituro che influenzano le nostre emozioni.

Responsabilità

motivazione

Ogni volta che ci capita qualcosa di spiacevole siamo abituati a dare la colpa a qualcuno.
Può essere colpa dell’altro che ha capito male, o mia che non ho spiegato bene.

Ma sia scaricare la colpa agli altri che soffrire sentendosi in colpa non servono a risolvere il problema, entrambi i casi sono solo una fuga dalla responsabilità.

Noi esseri umani siamo bravi a scappare da  situazioni, emozioni, sensazioni e dai pensieri negativi, evitiamo le esperienze.

Attenzione! Non confondiamo quando evitiamo una situazione per non litigare con  quando la evitiamo per paura di affrontare.

Così, a causa di questa abitudine (evitamento esperienziale),  quando per qualche motivo non possiamo più fuggire dalle nostre responsabilità, non abbiamo più l’abilità di affrontare i nostri sensi di colpa.

Il senso di colpa è un emozione che ti spinge a diventare responsabile.
Ma è solo quando diventi consapevole dei tuoi errori e cerchi di rimediare che puoi iniziare a crescere.

Assumersi la propria responsabilità non significa sentirsi in colpa emotivamente, ma accettare i propri errori, imparare da questi e reagire per affrontare il problema, non disperarsi o scaricare la colpa sugli altri.

Ricorda però di agire sempre in modo assertivo, far valere i tuoi diritti senza calpestare quelli degli altri.

La minestra di sassi.

minestra sassi

Un giorno un viandante povero ed affamato scorse in lontananza un paese e preso dai morsi della fame decise di scendere nella piazza.

Intorno a se vide solo persone povere disperate ed affamate,
Ovunque si girasse nei volti delle persone vedeva solo diffidenza e paura.

Ognuno pensava per se e cercava di sopravvivere a discapito degli altri.

Al viandante venne una grande idea!
Prese dei sassi, della legna e una grossa pentola, ci mise dell’acqua ed inizio a farla bollire proprio in mezzo alla piazza.
La gente lo scrutò con diffidenza, pensarono fosse pazzo!

L’uomo cominciò a gridare: “guardate gente con questi sassi magici cucinerò una buonissima minestra per tutti!”

La gente cominciò ad avvicinarsi incuriosita, cosi il viandante si rivolse ad uno di loro e gli disse, perchè non mi dai la tua cipolla così la minestra sarà ancora più saporita,

“Ma io non ho una cipolla” rispose il ragazzo.
“Vorrai mica farmi chiedere che questa puzza provenga dalle tue ascelle?”,disse il viandante.

“Ma questa cipolla è la mia unica cena”, rispose il ragazzo.

“Se mi darai la tua cipolla mangerai una deliziosa e abbondante minestra”, rispose il viandante.

Cosi uno ad uno convinse anche le altre persone a farsi dare quel poco che possedevano.

Uno portò una patata uno una carota e cosi grazie ai sassi del viandante mangiarono tutti quanti un ottimo minestrone.

Tutti quanti abbiamo un talento o magari una passione o sappiamo fare qualcosa meglio di altri, magari teniamo queste conoscenze nascoste, o non sappiamo nemmeno di averle.

Condividere le nostre conoscenze con gli altri ci rende tutti più maturi e ci aiuta a crescere.

Anche tu puoi far crescere questo blog!

Raccontaci quali metodi più efficaci usi per studiare, quale è il tuo modo di apprendere, con il tuo contributo la nostra minestra sarà sempre più buona e nutriente per le nostre menti.

Grazie!………………………………………………………………………………Alchi71

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Talento o grinta?

talento o grinta

Ci sono persone dotate in natura di un talento, non parlo solo di predisposizione fisica (non è detto che se sei alto due metri sei un campione di basket), ma parlo di attitudini e attributi che ti predispongono per fare una cosa particolare.

Ad esempio, troviamo chi dopo poche lezioni riesce già suonare il pianoforte, quando invece una persona normale impiega mesi per avere lo stesso risultato.

Tutti abbiamo chi più chi meno una certa predisposizione a fare più facilmente una cosa in particolare, o un talento innato, dobbiamo solo trovare qual’è questa nostra risorsa.

La grinta invece è una cosa diversa.
È impegno, motivazione, resistenza, resilienza, è non arrendersi mai, cadere e rialzarsi, continuare ad allenarsi notte e giorno.
Secondo voi avrà più successo chi ha talento o chi possiede la grinta?

Vi sembrerà strano ma studi scientifici hanno dimostrato che la grinta alla lunga supera il talento.
Anche perchè chi è bravo per natura in un campo non ha stimoli per migliorare.
So già farlo perchè devo sforzarmi a migliorare?

Magari mi impegno in un altro campo in cui sono meno bravo o che mi piace di più.

Esistono rarissimi casi in cui la persona che possiede il talento in un campo lo unisce alla passione e alla grinta, è qui che troviamo quei fenomeni che emergono, si distinguono dalla massa e passano alla storia, persone come Mozart, Bruce Lee, Einstein ecc…

A parte questi casi rari e isolati, di solito persone di successo non sono ne particolarmente dotate ne particolarmente intelligenti, ma hanno trovato le strategie giuste, seguito propri sogni e le proprie passioni senza risparmiarsi, con fatica lacrime sudore e sangue, hanno imparato dai fallimenti, si sono allenate duramente per anni e hanno saputo mettere in pratica ciò che hanno imparato.

Anche se non sei portato per una materia, con l’impegno puoi ottenere ottimi risultati e magari superare anche chi per natura non fa fatica a studiare.

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