A cosa serve la scuola?

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A cosa serve la scuola?

Ho scritto questo articolo per chiarire la mia posizione, siccome qualcuno può pensare  che io sia contro la scuola.
Questo non è assolutamente vero, anzi  io sono a favore della cultura e  dell’istruzione.

Quello che mi spaventa è come e cosa viene insegnato a scuola.

La scuola è necessaria  per combattere l’analfabetismo, ma come tutte le invenzioni migliori nate per uno scopo nobile vengono usate anche a scopo di lucro o per  convenienza.
Cercherò di spiegarmi con un esempio.

Tutti ricordiamo un personaggio del passato che si è impegnato a costruire scuole in tutta la sua nazione per garantire a tutti suoi cittadini una cultura esemplare, poiché affermava continuamente  che l’istruzione era troppo importante e doveva stare al primo posto.
Sto parlando di “Hadolf Hitler”.

Nel Terzo Reich, dalle elementari fino all’università veniva  insegnato ai ragazzi l’amore per la patria e per il razzismo, gli studenti venivano convinti che gli Ebrei fossero la causa di tutti i mali e che era necessario “purificare” il popolo tedesco, sopprimendo le razze “inferiori” indegne di vivere.
Le materie insegnate erano strumenti di propaganda nazista.

La scuola “dovrebbe” istruire, educare i futuri cittadini a coinvivere in una società coordinata, insegnare ad apprezzare la cultura, la conoscenza, perché imparino a capire, ad analizzare, ad  informarsi e a pensare con la propria testa.
Dovrebbe farci conoscere delle altre persone con idee differenti per confrontarle con le nostre, per metterci in discussione, porter crescere e maturare.
Imparare deve essere una cosa piacevole che soddisfa le nostre curiosità.

Eppure basta guardarci in giro e osservare il mondo, continuiamo a vedere gente fare cose insensate, credere in teorie infondate, prendere decisioni sbagliate, ci basta vedere i risultati per capire che questo sistema non funziona.

A scuola si insegnano tantissime cose inutili a livello pratico, soprattutto per affrontare il mondo  del lavoro, ed inoltre lo studio forzato di queste cose fa solamente passare la voglia di imparare agli studenti.

Ne ho già parlato specificamente nei miei primi articoli, i programmi scolastici servono a programmare lo studente, trasformare un’ anima libera in un cittadino addomesticato, i programmi vengono imposti e vanno eseguiti senza discussioni, sia dagli studenti che dai docenti, viene premiato chi è sottomesso e collaborativo, chi obbedisce, è servile e disciplinato, in cambio di una lode e un diploma.

In questo modo non siamo liberi di pensare autonomamente, di decidere con la propria testa e di saper scegliere.

La scuola è un luogo che serve a forgiare un esercito di soldati pronti al sacrificio, come in un alveare dove le api sono sacrificabili per il bene della comunità;  trasmette l’idea che imparare cose nuove sia difficile, noioso, faticoso e che l’unico scopo sia quello di prendere un bel voto e non quello di imparare.

Si cresce con la paura di essere giudicati e di non essere all’altezza.
Con la paura degli esami, delle critiche, dei brutti voti, delle brutte figure e con la continua competizione ed il confronto con gli altri.
Tutto questo uccide la curiosità ed il desiderio di imparare cose nuove.

Sono sempre più pochi i veri  insegnanti che lottano contro questo sistema, che riescono a guadagnare la fiducia e la confidenza dei loro alunni.

I ragazzi vorrebbero poter dialogare liberamente senza vincoli, paure o vergogna, di qualunque cosa, chiedere consigli ai professori su come affrontare una situazione difficile.

Non trovate curioso che popoli come i nativi americani e gli aborigeni che hanno culture orali ma non scuole  abbiano molto da insegnare sulla vita e sul rispetto verso la natura ai nostri superlaureati occidentali?

Voglio concludere con una frase che mi disse un grande maestro di arti marziali “Burton Richardson”:
“Vivere è apprendere, ognuno di noi durante la sua vita immagazzina un bagaglio di esperienza in qualche campo, da chiunque abbiamo qualcosa da imparare, giovani o anziani di ogni sesso, popolo o cultura.

Ho imparato molte più cose incontrando per pochi giorni delle  persone speciali come lui che in tutti gli anni in cui ho frequentato le scuole d’obbligo.

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